Mi prendo la briga di aprire questa sezione del forum che mi sembra davvero interessante e potrebbe regalare delle discussioni intriganti. Qualcuno forse si sarà chiesto: ma che sono le discipline tradizionali? Bè, una di queste, sicuramente, è l’Alchimia.
Come si fa oggi a parlare d’Alchimia senza farsi ridere dietro? Si può, io credo, soprattutto cercando di capire di che cosa realmente si tratta.
Senza preconcetti, sguardi inquisitori, fanatismi da una o dall’altra parte che certo non hanno mai portato troppo bene, storicamente. Del resto mi chiedo quanti di coloro che puntano il dito si siano mai presi la briga non dico di tentare di comprendere, ma anche solo di sfogliare un trattato di Alchimia. E diciamo che su 200.000 (circa) testi scritti in qualche migliaio di anni di roba ce ne sarebbe da andare a cercare!
Chiunque potrà andarsi a cercare sul web o su qualche enciclopedia il termine, il più delle volte si troverà la spiegazione seguente: “l’Alchimia è l’antenata della Chimica”. Nel migliore dei casi… !
Per cominciare a chiacchierarne un pò, se vi va, volevo riportare un bellissimo brano di Canseliet, contenuto nelle prefazioni del “Mistero delle Cattedrali”, di Fulcanelli. Quest’ultimo è considerato - semplicemente - il più grande alchimista “moderno”. E il suo allievo, appunto Canseliet, così traccia una sorta di definizione dell’Alchimia stessa:
“L’alchimia per l’uomo molto probabilmente non è altro che la ricerca ed il risveglio della Vita segretamente assopitasi sotto il pesante involucro dell’essere e la grezza scorza delle cose, ricerca e risveglio derivanti da un certo stato d’animo molto prossimo alla grazia reale ed efficace. Sui due piani universali, dove siedono insieme la materia e lo spirito, il processo è assoluto e consiste in una permanente purificazione fino alla purificazione più completa. A questo scopo niente è più utile, per quel che riguarda il modo d’operare dell’apoftegma antico e così preciso nella sua imperativa concisione: Solve et Coagula; dissolvi e coagula. La tecnica semplice e lineare, esige sincerità, decisione e pazienza, ed ha bisogno d’immaginazione, ahimè! ormai totalmente scomparsa in un gran numero di persone, in questa nostra epoca dominata da una saturazione sterilizzante ed aggressiva. Sono pochi quelli che si dedicano all’idea vivente, all’immagine fruttuosa, al simbolo inseparabile da qualsiasi elaborazione filosofale o avventura poetica, aprendosi poco a poco, in lento progresso, ad una luce più grande ed alla conoscenza.” (prefazione alla terza edizione, 1964)
Ciao,
Fabio